La parola di Dio di questa seconda domenica d’Avvento, con le parole del profeta Baruc ci invitano alla gioia, non una felicità superficiale e passeggera, data dalle cose o da un vago sentimento, ma dalla certezza dell’intervento di Dio nella Storia, nella nostra storia. “Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell’afflizione, rivèstiti dello splendore della gloria che ti viene da Dio per sempre.” L’apostolo Paolo pur dentro mille difficoltà “pagate” per il Vangelo, nella lettera odierna, ai Filippési, ci comunica questo suo sentire profondo “Fratelli, sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo…”, la gioia è data dalla comunione per la stessa missione, dalla condivisione, potremmo dire, di un ideale comune. Questa gioia ci viene comunicata anche dal sapere che Dio sceglie con libertà i suoi figli, i messaggeri della sua azione, così Luca nel Vangelo sottolinea a chiare lettere che dentro un quadro di potere, occupazione, sopraffazione politico-religiosa manifestato storicamente da nomi e cognomi (Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea…, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa), “la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto.” Dio cioè sceglie i poveri, la periferia dell’impero, non i palazzi del potere, ma il deserto. Quante volte queste realtà marginali e deboli caratterizzano il nostro essere, la nostra vita, il nostro essere spiritualmente poveri, anche nel senso di mancanti e peccatori, trovarci alla periferia del potere, non nei palazzi dove si compiono le grandi decisioni, eppure a noi è offerta questa parola, la possibilità di cambiare il mondo. Gandhi con la sua non violenza e non altri hanno cambiato l’India, eppure aveva “in mano” solo la parola e la sua vita umile come testimonianza. Vivere l’Avvento significa credere a questa possibilità, crede a un duomo vicino nella nostro povertà e quotidianità, guardare con occhi altri alle potenze e prepotenze del mondo che passeranno, all’avvento del Giusto che come ventilabro sull'aia separa la pula dal grano (cfr Mt). Nella liturgia della settimana che si apre troveremo la solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, in Lei questa convinzione della misericordia divina si è fatta carne, si è fatta “Natale”, così può essere anche per ciascuno di noi.
Don Maurizio