C’è un salto di parecchi versetti dalla pagina del Vangelo di domenica scorsa, ricordate?, la chiamata dei primi apostoli sulle rive del Lago...che si concludeva con quel “…e, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.” Qual’è il motivo di accostare queste due pagine evangeliche. Penso che sia questo: solo lasciando dei legami che ci impediscono di essere veramente chi siamo, che limitano al nostra libertà, che ci chiudono nel sistema della logica del lavorare, produrre, consumare, magari divertirsi…, noi troviamo al vera gioia, la beatitudine come la chiama Gesù.
Gli apostoli hanno creduto sul serio a quella voce, a quella chiamata, hanno accettato di dare in prestito la loro barca…la loro vita al Maestro, la loro vita era quella che era, ma l’hanno data e sono diventati beati. Che bello! Dio ha bisogno di me e se mi offro divento Beato…Gesù oggi nel vangelo ci svela il segreto della felicità vera! Non ci chiede di cercare la povertà, il pianto, la fame, l’ingiustizia, la persecuzione…..ma di fidarci di lui anche se ci troviamo in queste situazioni di tristezza, di non credere a coloro che ci offrono soluzioni a buon mercato, al mondo delle apparenze, al “carnevale del mondo” che non è in questi giorni ma durante tutto il resto dell’anno……….
A queste parole che «Sono le parole più alte del pensiero umano» (come diceva Gandhi), Davanti al Vangelo delle beatitudini vogliamo stupirci ancora una volta e lasciare che riaccendano in noi la nostalgia di un mondo fatto di bontà, di sincerità, di giustizia. Certo sono difficili da viversi, ma sono alla base di ogni rapporto, di ogni relazione duratura, di ogni storia d’amore.
Beati voi, poveri! Non beata la povertà, ma le persone: i poveri senza aggettivi, tutti quelli che l'ingiustizia del mondo condanna alla sofferenza, anzi Gesù con quel “voi” intende proprio coloro che gli stavano davanti i suoi uditori, oggi intende ciascuno di noi!
E questa parola in verità contiene ci contiene tutti, ciascuno ha bisogno di qualcuno per vivere, tutti da soli siamo poveri, accorgerci di questo, del bisogno dell’altro, non chiudersi in un egoismo esasperato ci fa sperimentare la gioia, una grande gioia perché la promessa, la posta in gioco è preziosa, “perché vostro è il Regno di Dio!” cioè accorgiti che non ci sono solo le cose, che non da esse dipende la felicità, ma Dio è la cosa più preziosa….
E Luca, a differenza di Matteo aggiunge alla fine anche dei “Guai”
E quello che si riferisce alla beatitudine sui poveri dice: “Guai a voi ricchi”: state sbagliando strada. Il mondo non sarà reso migliore da chi accumula denaro; le cose sono tiranne, imprigionano il pensiero e gli affetti, ne fanno testo tante storie all’italiana e non solo…la ricchezza promette ciò che non può mantenere…… Diceva Madre Teresa di Calcutta: ciò che non serve, pesa! E la felicità non viene dal possesso, ma dai volti. Non viene neppure da un’infinita ma spesso sterile preghiera o liturgia, ma dal volto.
“Dov’è il Cristo? Nelle prediche? Nel tabernacolo? È in cielo? È avvolto in qualche magia della liturgia? Dov’è il Cristo?...si chiedeva don Tonino Bello? “È nel volto, nel volto dei poveri. È nell’etica del volto, l’etica più cancellata da questa cattiva modernità. Noi abbiamo sostituito l’etica del “Volto” con l'etica del "volto". Il vero tempio è il corpo di ogni persona, è la dignità di ogni persona.” Qui si radica se volete anche l’impegno della carità e il servizio della Caritas, nel cogliere nel volto dell’altro i lineamenti del volto di Dio.
Mi rendo conto che è un cammino lungo, un lavoro grosso da fare su noi stessi, per questo il Signore ci dona questo tempo che inizierà mercoledì prossimo, la Quaresima, tempo di Grazia per scoprire e riconoscere in quel “Volto” certo povero, sfigurato, umiliato, coronato di spine, lo spazio di salvezza e di beatitudine che Dio ci offre, che Dio ci vuol regalare.
don Maurizio