I drammi narrati oggi dal Vangelo sono in verità infinitamente più piccoli di ciò che accade oggi, delle catastrofi naturali che hanno colpito non solo il Sudamerica, ma anche la Francia e che hanno prodotto migliaia di vittime. Questi eventi imprevedibili, sembra dirci il Vangelo, ci chiamano all’urgenza della conversione, termine ripetuto più volte proprio per rimarcarne la centralità.
Il ragionamento della gente di quel tempo, ma forse anche di oggi era che se Dio li ha castigati, vuol dire che erano peccatori.
Ma non è questo per Gesù il modo di interpretare gli eventi. Quegli uomini – egli precisa – non erano peggiori degli altri.
Il giudizio di Dio non è per alcuni, ma per tutti; non è per gli altri, ma prima di tutto per se stessi. Ecco allora che anche noi veniamo chiamati in causa. Dov’è la verità, la sostanza del nostro cammino di Quaresima, abbiamo il coraggio di prendere coscienza della nostra a volte sterilità spirituale, della nostra ostinazione al peccato? E, grande motivo di speranza è che c'è – in contrapposizione – la pazienza misericordiosa di Dio. E, come se non bastasse c'è anche un terzo particolare, che parrebbe, a prima vista, contraddire il precedente: l'urgenza. Ma è un'urgenza da intendere nel modo giusto. La constatazione che il tempo si prolunga induce molti a pensare che il giudizio di Dio sia inesistente. In realtà – afferma Luca – questo tempo che si prolunga è un segno di misericordia, non di assenza di giudizio. Il tempo si prolunga per permetterci di approfittarne, non per giustificare il rimando o l'indifferenza. Questo tempo che si prolunga è un tempo decisivo e richiede, per tutta la sua durata, impegno e vigilanza. Ecco se volete il senso della lunghezza anche temporale della Quaresima, un amore senza limiti che Dio ha verso ciascuno di noi, aspettando però che ci decidiamo a riconciliarci con lui.
don Maurizio