"Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi". La pace, potremmo dire la grande assente oggi dai nostri cuori, violati da mille messaggi violenti, la grande assente da tante troppe nostre famiglie che per quisquiglie (cose di poco conto) perdono i beni più preziosi. Infine la grande assente sull’orizzonte del mondo a causa di guerre, di fame, di ingiustizie … ma anche di violazione del creato. Ma di quale pace ci parla Gesù nell’odierno brano evangelico? Non di una pace esterna, nell'assenza di guerre e conflitti, che comunque è già buona cosa, Egli ci parla di quel dono che solo Dio può dare, come ce lo ricorda nelle Beatitudini: "Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio".
Qui parla appunto di un'altra pace, quella interiore, del cuore, della persona con se stessa e con Dio. Lo si capisce da quello che aggiunge subito appresso: "Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore". Questa è la pace fondamentale, senza la quale non esiste nessun'altra pace, ma neppure crescita, promozione umana nulla!
E’ bella un’immagine che ho trovato e che diceva così: ”Miliardi di gocce di acqua sporca non fanno un mare pulito e miliardi di cuori inquieti non fanno un'umanità in pace”. Oggi abbiamo quanto mai bisogno di questo shalom di Dio, così Egli salutò i suoi discepoli la sera di Pasqua, così ci esortò a salutare chiunque incontriamo "In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa" (Lc 10, 5-6). Se è vero allora che dobbiamo partire dalla Bibbia per capire il senso della pace che Cristo ci dona, è ancor più vero che dobbiamo entrare nella preghiera, nell’adorazione di Lui, nel ritrovarci fratelli attorno all’altare per farne esperienza. La “pace” non può essere considerato qualcosa di perché essa non è solo dono di Dio, la "pace di Dio" (Fil 4,7) ma anche realtà che appartiene a Lui "Dio della pace" (Rom 15,32). Pace non indica dunque solo ciò che Dio dà, ma anche ciò che Dio è. Non essere in pace cioè è non possedere Dio, non essere in comunione con Lui. Gesù sa e sapeva che l’uomo è debole di memoria e a volte stracapisce, per questo nel vangelo aggiunge che avrebbe mandato lo Spirito come maestro interiore. Sarà suo compito «insegnare» e «ri¬cordare» le parole dette da Gesù, a coglierle nella loro verità più profonda. Sì noi sviati da tanti “spiriti” del mondo siamo invitati ad accogliere «Spirito di Dio». Con questo atteggiamento ci prepariamo fin d’ora alla solennità di Pentecoste ormai vicina.
don Maurizio