C’è una domanda che i discepoli fanno oggi al Signore nel brano degli Atti degli Apostoli e che è particolarmente importante anche per noi: Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Era una domanda importante, come a dire: "Possiamo finalmente non preoccuparci più? Abbiamo vinto una volta per tutte il male? In questa domanda c'è forse il desiderio di non dovere faticare più contro la divisione e le difficoltà che anch’essi avevano sperimentato nei tre anni di vita pubblica con Gesù e in particolare nei giorni del tradimento, dell’abbandono, della passione, ma manifesta anche l'attesa di discepoli deboli e incerti di fronte a un mondo ostile, segnato dal male.
È una domanda che si affaccia particolarmente quando vediamo il male abbattersi accanto a noi o su di noi. Un male che non è, non proviene tanto da fuori, ma da dentro di noi, come l’ha ricordato in questi giorni Papa Benedetto quasi attualizzando il terzo segreto di Fatima … Quando cioè vincerà l'amore e la morte sarà sconfitta per sempre? Quando le lacrime degli uomini saranno asciugate? Gesù non risponde a questa domanda dei suoi. La vita è ben più grande dei nostri ragionamenti e comprensioni, siamo così piccoli e insignificanti nel divenire dell’universo e del tempo, ma il Signore non lascia soli e promette la forza vera, quella dello Spirito Santo. L'ascesa di Gesù al cielo non vuol dire che egli si sia allontanato dai discepoli, significa piuttosto che egli ha raggiunto il Padre e ci indica la mèta. Oggi la liturgia ci invita alla gioia, perché potremmo dire, grazie all’ascensione il Signore ci mostra nuovamente la via di casa, il senso ultimo della nostra vita. Non è una gioia fuorviante, in contraddizione con i mille motivi che abbiamo per non gioire … ci mancano forse i problemi, le contraddizioni, le tristezze? Ma da questa parola del Vangelo abbiamo l’assicurazione che non siamo soli, che Lui c’è, in modo misterioso, ma c’è! Non ci ha abbandonati, ma è presente in mezzo a noi nello Spirito Santo, una presenza nuova, invisibile, e tuttavia più profonda: una presenza che si coglie nella fede, nell'intelligenza delle Scritture e nell'ascolto della Parola, nella frazione del pane e nella fraternità, i segni che Gesù ci ha lasciato e che hanno segnato nell’amore la sua vita, per sempre.
don Maurizio