Nell’imminenza della solennità dei Santi Pietro e Paolo che in comunità festeggiamo però questa domenica, tutta la Chiesa italiana è chiamata a celebrare anche la Giornata per la carità del Papa. La nostra offerta cioè, messa “nelle mani” del Papa, sarà destinata alle sue opere di carità, portando Egli nel cuore, come pastore della Chiesa universale, le necessità del mondo interno. Anche in quest’anno passato il Santo Padre non ha fatto mancare la sua paterna e affettuosa vicinanza agli uomini e alle donne che, colpiti da catastrofi naturali o vittime della guerra, avevano bisogno di ricevere un aiuto per superare le emergenze e ritornare a una vita dignitosa. Pensiamo ad Haiti e al Cile devastati dal terremoto, che hanno ricevuto larga parte del cosiddetto «Obolo di San Pietro» nel corso del 2009. E ancora, al «Villaggio - città dei ragazzi Nazareth» a Mbare, in Rwanda, che accoglie gli orfani del genocidio e della guerra civile, o a quello di Nuyambani, in Kenya, dedicato agli orfani dell’Aids, divenuto un centro pilota anche per altre aree colpite dalla pandemia. La parola di Dio oggi ci richiama a questa carità: “Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: «Amerai il tuo prossimo come te stesso», che deve anzitutto aiutarci a cambiare mentalità, a far nostro quel prologo della Gaudium et Spes che dice:”Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore.”(GS 1)
don Maurizio