La liturgia di questa domenica, già ci preannuncia il tempo di Quaresima, in particolare con il versetto del salmo che ci fa dire: "Rinnovaci, Signore, con il tuo perdono". Questa affermazione-invocazione manifesta non solo la nostra fede e fiducia in Dio, ma in un Dio che ricambia e vince con l’amore, la benevolenza e il bene il male che noi facciamo e lo fa per non smentire se stesso che è Amore.
All’uomo segnato dal peccato, che si traduce in male, sofferenza e morte, Gesù offre una condivisione di vita, si fa carico della nostra immensa fragilità e in questo gesto di amore concreto avviene la guarigione, cioè una creazione nuova. Così è stato domenica scorsa nel vangelo del lebbroso, così oggi avviene nei confronti del paralitico in modo ancor più chiaro nel perdonarlo prima dai suoi peccati.
E’ il peccato che ci paralizza il cuore-mente, centro vitale della nostra persona, questo diventa "dolore psichico", sempre più diffuso, che conduce le persone alle soglie della disperazione.
E Dio non è responsabile di questo, ma preso a compassione, vince il male con il bene. Gesù manifesta nei gesti e nelle parole questo volto inedito di Dio, non giudice dell’uomo, ma difensore e liberatore, anzitutto dal peccato.
Il problema di oggi, anzi il "dramma" è che nulla o poco viene considerato peccato, di conseguenza di nulla o di poco abbiamo bisogno di Dio! Si è passati da "tutto è peccato" a "quasi nulla è peccato" il passo è stato breve ma, ahimè, ci ha fatto perdere l’equilibrio.
Oggi la Parola vorrebbe donarci nuovamente questo equilibrio, dove peccato però non è trasgredire a una legge di un Dio geloso della nostra libertà, ma rottura con un patto di amore-amicizia, con una alleanza che Gesù Cristo ha reso sacra nel suo sangue. Solo una conoscenza e una intimità con Lui, il Signore, potrà farci sentire il nostro limite, per affidarlo a Lui e sentire la bellezza del suo amore che perdona.
don Maurizio