Nel cuore dell'estate, quando anche le nostre assemblee sono segnate da tanti posti vuoti, Gesù ci rassicura: anche se siamo un piccolo gregge di pecore sperdute ed impaurite, al Padre è piaciuto darci il suo Regno.
Siamo chiamati a fidarci di Lui che è il buon Pastore, evitando di seguire i tanti falsi pastori, perché solo Gesù ci conduce alla vita vera. Lasciamo stare l’ansia per tanti sogni che non approdano a nulla, dare la vita per cose che alla fine non contano, “svendersi” o rinnegare valori nei quali siamo stati educati per un piatto di lenticchie e … restare con l’amaro in bocca … e con un’inquietudine forse maggiore.
Oggi la Scrittura ci offre parole di vigilanza, un invito a non addormentarsi su ciò che si ha, pensando di essere al sicuro. State pronti, ci ammonisce Gesù, pronti a mettere in discussione ogni risultato, ogni certezza, tanto più se derivante dalla fede. Vivere cioè una tensione sana, bella, che ci conduce all'essenziale, che ci stacca dalla pesantezza della quotidianità, che ci restituisce al realismo … cristiano.
Come Israele, anche noi siamo chiamati ad uscire dalla schiavitù, da ogni schiavitù, per imparare, nel deserto, a fidarci di Dio. Non abbiamo paura del deserto che oggi attraversiamo, deserto di amicizie vere, di relazioni durature, di bisogni fasulli che richiedono solo spreco e soldi, in questa situazione possiamo sentire la dolcezza della presenza del Signore, di Gesù povero e crocefisso, di un Gesù Buon Pastore che ci ama per il semplice fatto che abbiamo bisogno di Lui.
Don Maurizio