La festa dell’Assunta di domenica scorsa ci ha invitati a guardare al cielo, al destino eterno che ci attende e che indubbiamente sarà dono del Signore, ma anche conseguenza delle nostre scelte. In questo senso è appropriata e preziosa la parola dell’autore della Lettera agli Ebrei: ”Fratelli, avete già dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli: «Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere
d’animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio».
Siamo chiamati a convertirci ad una vita evangelica, a non farci domande che non ci competono, come le hanno rivolte a quel tempo a Gesù …: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Perché la sua risposta non è che un invito alla conversione, disse loro infatti: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
In un tempo in cui sembra che l’interesse per Dio, il mondo della fede, la salvezza, siano diventati archeologia che si guarda (forse) ma che non si tocca, la presenza in mezzo a noi di un altro mondo, cioè di persone di diversa cultura e fede, che vivono il loro credo forse con maggior coerenza e serietà di quanto non facciano tanti "cristiani", (vedi il ramadam di questi giorni) dovrebbe provocarci. La domanda da fare non è tanto quella di Gesù, «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Bensì "Io mi salverò?", faccio qualcosa per salvarmi? Gesù nel rispondere pone
l’attenzione sull'impegno che ogni uomo deve porre per giungere alla salvezza, un impegno che è simboleggiato da una porta, una porta stretta: "Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno". La porta stretta di cui il Vangelo ci parla è lo stesso Gesù, lo dice lui sempre nel Vangelo "In verità vi dico, io sono la porta delle pecore...(Gv 10,1). Allora se la salvezza passa per questa porta, siamo chiamati a conoscere questo benedetto Gesù, ad amarlo, a leggere la sua parola, a instaurare una relazione vitale e non legalistico-formale con Lui.
In poche parole a dargli nella nostra vita il posto che gli spetta, non la mezz’oretta di Messa (con fedelissimo ritardo e senza fare comunione al suo Corpo ….Eucaristia zoppa!) ma con una generosità più marcata, perché ci ama, ci tiene in vita …..La salvezza, dono del Padre, è legata alla sequela di Cristo, al morire a se stessi per amore all’altro (marito, moglie, figli, ecc.) memori di quelle parole: "Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua..." (Lc 9,23);
Ora sta a noi scegliere di seguire Cristo se veramente desideriamo esser salvati ed entrare nella comunione con Dio e ciò non dipende dall’appartenenza a un gruppo, come credeva l'antico Israele, ma dalla fede vissuta ed operosa. Ci aiuti il Signore, in questo ormai crepuscolo estivo e nell’immediata prospettiva di riprendere la vita parrocchiale e i diversi impegni, a fare un atto di fede e di amore.
don Maurizio