Il Vangelo di Luca, prima di lasciarci al suo “collega” Matteo che ci accompagnerà nel nuovo anno liturgico, ci lascia come "testamento" un'autentica perla, che solo lui riporta nei racconti della Passione del Signore. E’ il testamento di Gesù, di questo Re strano che ancora una volta come ultimo atto della sua vita esprime un perdono incondizionato, gratuito, totale, “da Dio”! Con questo “quadro biblico” l’evangelista ci suggerisce che cosa significa “regnare” nella logica della fede.
Ciò che per il mondo non vale, anzi è burla (la scritta sulla croce), Jesus Nazarenus Rex Iudeorum, cioè Gesù Nazareno, re dei Giudei, diventa un’affermazione di fede, una “sorta di investitura cherichiama in maniera evidente e porta a compimento la prima investitura che Gesù ricevette direttamente dal Padre il giorno del battesimo al Giordano ("Questi è il mio Figlio prediletto"). Alle provocazioni di scendere dalla croce, di salvare se stesso, di scegliere in definitiva, almeno in extremis un Regno che rientra nelle categorie umane di potenza e spettacolarità, Gesù risponde con la fedeltà, col rimanere in croce, con una solidarietà inaudita con gli altri crocefissi, vicini a lui, e con tutti i crocefissi della storia dell’umanità.
Perché la sua vera regalità-messianicità non sta nel salvarsi, ma nel salvare, “ Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto” (Lc, 19,10). In un certo senso qui nasce la Chiesa, cioè la comunità dei salvati, dalla croce e da un poco di buono (un ladrone), se vogliamo primo cristiano e primo santo. Che strano questo Tabor, eppure luogo della massima rivelazione dell’amore di Dio, dove non ci sono più Mosé ed Elia, ma due ladroni! Ecco la finale dell’anno liturgico e del senso della storia e della vita, poter fare esperienza della misericordia di Dio, esser accoglienti di questa misericordia, “Signore ricordati di me …”, comprendere questa logica che in Gesù ha fatto della sua vita una “vita altra”, la logica del perdono ai nemici.
Ecco su cosa si fonda il Regno di Dio, ecco gli stili ai quali dobbiamo tendere, ecco il progetto di Chiesa (annunciatrice e anticipatrice di questo Regno) che siamo chiamati a costruire dentro tutte le difficoltà.
Tutto il resto, compresi critica e chiacchiericcio, è zavorra!
don Maurizio