In questa seconda domenica di Avvento la liturgia ci invita a guardare al Battista. Scrive l'evangelista: "In quei giorni comparve Giovanni Battista a predicare nel deserto della Giudea, dicendo: Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino". È una voce, che grida, nulla di più, eppure è eco della voce di Dio. C’è il forte rischio che resti davvero una voce “nel deserto”, una tra le tante, per il fatto che noi andiamo facilmente a cercare altre voci meno dure, più suadenti, che ci rassicurano perché non ci chiedono niente e ci danno sempre ragione. Oggi ci viene chiesto di ascoltare Giovanni Battista: è la voce più alta dell'uomo perché esprime l'attesa che il mondo intero ha di salvezza. I farisei l'ascoltano con sufficienza. "Abbiamo Abramo per padre", in altre parole: “ma questo qua che cosa vuole?
”Sono tranquilli e non vogliono farsi agitare; credono di poter evitare lo sforzo del cambiamento. Forse giudicano umiliante per gente importante come loro mettersi a dare frutti, misurarsi con le difficoltà vere. Forse anche noi proviamo un certo fastidio per certe parole, appelli, prediche che ci vengono rivolte, per la parola di Dio alle volte così scomodante e tagliente, vorremmo non sentire certe cose, essere lasciati nella nostra tranquillità, rimanere a casa comodamente in ciabatte, forse obbedire a una legge “religiosa” senza amore. Il Vangelo ci invita invece a prendere sul serio l'invito di Giovanni Battista, egli entra nel deserto per lasciare le sue sicurezze e stare davanti a Dio solo. In queste settimane di Avvento lasciamoci interrogare, forse anche turbare dalla Parola, lasciamoci portare nel deserto … partecipiamo alla Lectio divina, dobbiamo credere che le persone che vengono in comunità a proporci la Parola sono davvero il dono che Dio fa a noi in questo Natale!
Sentiamo vero l’appello "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino". L’alternativa è restare prigionieri della nostra solitudine, e trasformare il Natale forse nel giorno più amaro.
don Maurizio