"Tu vieni e seguimi" è questo l’invito che Gesù fa agli apostoli, è il medesimo invito che fa a ciascuno di noi. E per realizzare questa chiamata ed inaugurare la predicazione del Regno, ci dice il Vangelo citando il profeta Isaia, Gesù viene nella “Galilea delle genti!”, cioè dentro il nostro paganesimo, da un posto difficile, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali era iniziato il fallimento del sogno di Israele, lì era iniziata la contaminazione non solo razziale, ma anche religiosa e quindi pagana. E questo è un primo insegnamento, Dio sceglie un luogo difficile, non sta a Palazzo, ma scende verso l’umanità, si avvicina ad essa. Ed ecco allora l’annuncio: “Accorgiti che Dio ti si è avvicinato, si è fatto prossimo, ecco la buona notizia, il Regno si è fatto vicino... «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Dice Gesù, cioè abbi il coraggio di tornare all’essenziale. E qual’é questo essenziale? Sta nella chiamata dei primi discepoli: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini».
Pescatori di uomini, significa pescatori di umanità, cioè siamo chiamati a tirar fuori da noi stessi e dagli altri ciò che è pienamente umano, come recita la costituzione Gaudium et Spes del concilio Vaticano II “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore” E Dio sa quanto abbiamo bisogno, specialmente oggi di umanità, perché ci rendiamo conto ed è sotto i nostri occhi questo mondo, questa società che si sta disumanizzando sempre più, che ci disumanizza sempre più...abbiamo bisogno di umanità, di autenticità, di tirar fuori le cose positive dell’umanità.
“Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono” siamo chiamati ad abbandonare ciò che ci lega, (le reti) non riannodare continuamente legacci, ricordarci cose passate … ma lasciare … tutto per il Regno, per questa novità che ci può salvare ed è una nuova inedita amicizia con il Signore.
L’evangelista Matteo sottolinea che Gesù lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, Gesù lascia la sua casa cioè e viene ad abitare con noi. Viene non per un periodo, quasi fossero le ferie, ma per fermarsi con noi, l’Emmanuele ci aveva ricordato il Natale, il “Dio con noi”.
Ecco siamo chiamati a vederlo e riconoscerlo in mezzo a noi, questa è la conversione, non credere in un Dio lontano, dei cieli, del tempio, dell’apparto che in fondo non ci tocca e non ci disturba, ma vicino, dentro le nostre occupazioni. Come è finito secondo la pagina evangelica il tempo della vita privata, del nascondimento di Gesù, così siamo chiamati a porre fine al nostro tempo, quello di un cristianesimo privato, di una fede solo devozionale, di un stare in casa, per andare lungo il mare della storia e annunziare il volto di un dio che ci ama e che è disposto a pagare un caro prezzo per noi, per la nostra salvezza, per la nostra felicità.
don Maurizio