Oggi il Signore ci invita a una revisione del nostro modo di relazionarci con Lui per ritrovare la felicità che promana da una fede vera. Qualche volta il nostro essere cristiani rischia di essere caratterizzato da gesti esteriori, da formalismi, il profeta Isaia invece ci richiama a vivere il primato della carità, della fede attiva: «Non consiste forse [il digiuno che voglio] nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto..:?” »., pena rinunciare ad essere ciò che il Signore ci vuole, ci sogna, ci desidera, com’è detto oggi nel Vangelo: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente …».
Tutti lo sappiamo che oggi la vita è complicata, così come il mondo, il nostro vivere e testimoniare la fede, eppure dobbiamo tener conto di questa parola, Gesù con queste metafore ci dice che solo la luce e il sapore che possiamo attingere da Lui ci fanno persone nuove (sale e luce del mondo), danno senso profondo al nostro fare, al nostro soffrire, al nostro amare, al nostro gioire … Per vivere la missione di annunziare il Vangelo, che ci deriva dal battesimo, dobbiamo allora prima lasciarci impregnare da Lui. Forse oggi la Chiesa viene messa da parte, i cristiani non hanno più peso sociale o forse sembra non abbiano più nulla da dire, perché sono, siamo diventati insipidi, abbiamo annacquato la nostra fede, ecco forse perché paghiamo ogni giorno e tanti purtroppo in modo violento, la profezia di Gesù:”…a null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.”
In questa domenica in cui la Chiesa italiana celebra la Giornata per la Vita, vogliamo anche noi chiedere al Signore, ma nello stesso tempo darci da fare per rendere più bella e dar sapore al nostro vivere e nello stesso tempo ad “impegnarci per educare alla pienezza della vita, sostenendo e facendo crescere, a partire dalle nuove generazioni, una cultura della vita che la accolga e la custodisca dal concepimento al suo termine naturale e che la favorisca sempre, anche quando è debole e bisognosa di aiuto".
don Maurizio