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Ha coniato l’espressione «Chiesa del grembiule». Se n’è fatto testimone. È Servo di Dio
Anche lui, come Papa Francesco, viene “dalla fine del mondo”. La salvezza giunge spesso dalle periferie. Dove lo Spirito aleggia in libertà, soffia impetuoso, come vuole. Don Tonino Bello viene dal Capo di Leuca, l’estremità della Puglia che si protende nel Mediterraneo. Luogo di confine, di esodo, di accoglienza. Margine segnato dal santuario mariano “de finibus terrae”. Appunto: “dalla fine della terra”. Ultimo lembo che s’immerge in un ambiente naturale strepitoso. In quel santuario riposa mons. Giuseppe Ruotolo, vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca. Convocato nel ’62 al Concilio Vaticano II, porta con sé il ventisettenne don Tonino Bello come consulente teologo. Vescovo tradizionalista, si fa accompagnare da un prete giovanissimo, dalle visioni aperte, maturate nella formazione bolognese, il cardinal Lercaro come punto di riferimento. Don Tonino Bello vive l’evento come un avvento. Da quel momento, promuovere la Chiesa conciliare è la sua missione. Chiesa conciliare… Non più gerarchica e piramidale. Piana e circolare. Popolo di Dio. Chiesa di battezzati: laici religiosi sacerdoti e vescovi insieme. In comunione. Eguali per dignità, diversi per ministero. Aperta agli uomini di buona volontà, rispettosa di tutti. Chiesa estroversa. Che esce dal perimetro sacro e attraversa la navata del mondo. Promuove una spiritualità di cerniera tra la fede e la storia. Legge la Bibbia sine glossa e il giornale senza tabù. Chiede al mondo l’ordine del giorno dei propri lavori. Prende posizione sui temi del tempo. Vive le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei contemporanei. Recupera spessori di umanità. E cerca il volto dell’altro come fosse quello del Signore. Per contemplarlo, accarezzarlo, amarlo. Chiesa del grembiule. Al servizio del mondo. Senza primati e senza privilegi. Chiesa della minorità. Dove, fra il dire e il fare (l’annuncio e la testimonianza) non c’è di mezzo il mare. Chiesa che desidera occhi nuovi per leggere le sofferenze dei fratelli. Che offre un’ala di riserva a chi rimane impigliato nei rovi delle nuove e vecchie povertà. Chiesa profetica, che insegue il grande sogno: promuovere l’umanità coesa, fraterna, conviviale. Che assume le differenze come fattore di ricchezza e di crescita. Che cerca la pace come pienezza, come somma dei beni più grandi: libertà, giustizia, salvaguardia del creato, rispetto della dignità umana, valorizzazione dell’alterità… Chiesa conciliare. “Pentecoste del nostro tempo” (Giovanni XXIII). Che Papa Francesco vive e ripropone. In cui si è specchiato anche il Servo di Dio don Tonino Bello. Morto vent’anni fa, è presente e attuale come mai. L’eternità gli appartiene perché ha racchiuso l’enciclica della sua vita nell’espressione “la misura dell’amore è di amare senza misura”. Detto fatto: non da maestro saccente. A caro prezzo, da testimone credibile. Renato Brucoli
Il video riporta la testimonianza di Renato Brucoli su don Tonino Bello resa in occasione del Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona - 10 settembre 2011.
Seguono alcune foto inedite di don Tonino Bello
RISULTATI SELEZIONE
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SELEZIONE ESEGUITA: TEMA=Memorie e ricordi risultati: 69
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