Ci sembra bello allargare ai nostri visitatori alcuni pensieri di don Simone Zanardi, parroco di Poggio Renatico (Ferrara), a un anno dal Terremoto che lo ha lasciato senza chiesa, canonica e opere parrocchiali, ma che ha rafforzato in lui l'entusiasmo che lo caratterizza a servire il Vangelo.
Pensieri sparsi a un anno dal terremoto
Siamo terremotati e rimarremo tali per sempre.
Cosa significa essere terremotati? Significa che appena c'é un tuono oppure un treno in arrivo sentiamo un tonfo al cuore...: sarà un boato sordo a cui seguirà una scossa?
Di notte ritorna la memoria della scossa e ci svegliamo convinti che il letto scuota e siamo pronti a fuggire.
La chiave sempre nella toppa é la testimonianza costante. La terra che trema ci fa ritornare a casa e ci fa rimanere lì a testimoniare...che cosa? a condividere..che cosa?
La terra che trema ci ferma e tutto passa in secondo piano, tutto può aspettare. Cosa abbiamo imparato?
Che non tutto dipende da noi, che la vita é insicura, che in un attimo puó cambiare tutto, può finire tutto.
Che la sicurezza non é la porta chiusa che chiude fuori il ladro, ma la porta aperta che ci permette di uscire in fretta se il mondo scuote, senza farsi male, e che permette ai soccorritori di entrare a salvarci se siamo feriti..."niente piú inferriate alle finestre" dice la signora Teresa che ha avuto la liquefazione del terreno in sala da pranzo, la porta bloccata e ha rischiato di morire in casa per le inferriate a piano terra e al primo piano se non fossero intervenuti i vigili del fuoco a tagliarle per metterla in salvo!!!
Forse potremmo imparare che la sicurezza é la solidarietà, la comunità piuttosto che l'individualismo e la competizione?
Chi siamo? Sembriamo gli stessi ma abbiamo dentro un trauma che non sappiamo se e quando sarà metabolizzato. Siamo quelli che non hanno mai pianto, che si sono rimboccati le maniche e hanno continuato a lavorare e a ricostruire. Chissà se nel lungo periodo questo sarà uno svantaggio e ci ritroveremo da vecchi a fare sedute di psicoterapia per andare avanti ogni giorno? Chissà come reagiremo fra appena 5-10 anni, quando nessuno si ricorderà piú del terremoto e il nostro trauma sarà allora " solo nostro"? Siamo quelle donne che hanno sperimentato il blocco del ciclo mestruale per 2 mesi o più durante lo sciame sismico (6 mesi di scosse più o meno frequenti e forti) e qualcuna l'aborto spontaneo, senza capire se prevalessero aspetti psicologici oppure organici nel fenomeno: quanto hanno inciso le scosse, quanto la paura, quanto l'enorme energia trasmessa dalla terra in quei giorni? Siamo uomini e donne dalle patologie più strane e stranamente correlate: le cadute spontanee senza apparenti ragioni, l'artrosi improvvisa il giorno dopo la grande scossa, la rottura dell'aneurisma aortico un'ora dopo la prima grande scossa e la mega energia assorbita...sì, ci sentiamo più fragili oggi, piccoli davanti alla grande madre terra, che non conosciamo e dalla quale non siamo in grado di difenderci.
Siamo quelli che dopo ogni scossa diventiamo insopportabili, aggressivi, intrattabili per diversi giorni, forse per l'insicurezza a cui siamo sottoposti più o meno consapevolmente. Non siamo più capaci di fare tante cose insieme, con efficienza, ma abbiamo bisogno di tempo, é calata l'energia, é calata la spinta da dentro. Io ormai pianifico solo un obiettivo al giorno, e se non lo raggiungo, lo ripianifico per il giorno successivo...se ci sarà...
Ecco, in una cosa forse siamo cresciuti: nella conoscenza dei nostri limiti e delle nostre capacità di reagire davanti agli eventi estremi, non dominabili, né prevedibili. Oggi abbiamo visto che siamo in grado di resistere, ma abbiamo provato anche tutta spremitura delle nostre risorse ed energie, oltre le previsioni.
Oggi vorremmo che si potesse dire che il terremoto é un'esperienza archiviata che non ritorna più.
Buon 20 maggio!
don Simone