MIGRAZIONI FORZATE: DALLA FAME, DALLE GUERRE, DALLE PERSECUZIONI RAZZIALI, POLITICHE E RELIGIOSE
Manifestazione sostanzialmente giovanile quella di ieri da piazza Unità al muraglione del CIE-CARA, voci roboanti dagli altoparlanti, pittori di strada che hanno segnato l’asfalto di scritte, un grande dispiegamento di forze dell’ordine tese a far sì che il corteo non entrasse nel centro cittadino e che tutto si svolgesse in modo rispettoso. Per chi visita questo sito, al di là dei giudizi personali, la manifestazione può essere stata comunque anche un interrogativo su un fenomeno che è sotto gli occhi di tutti, quello delle migrazioni e in particolar modo delle migrazioni forzate, dalla fame, dalle guerre, dalle persecuzioni razziali, politiche e religiose. Le migrazioni odierne costituiscono il più vasto movimento di persone di tutti i tempi. In questi ultimi decenni tale fenomeno, che coinvolge ora circa duecento milioni di esseri umani, si è trasformato in realtà strutturale della società contemporanea, e costituisce un problema sempre più complesso, dal punto di vista sociale, culturale, politico, religioso, economico e pastorale. Da credenti dovremmo dire che la carità di Cristo verso i migranti ci stimola (cfr. 2 Cor 5,14) ad affrontare di nuovo i loro problemi che riguardano ormai il mondo intero. Infatti pressoché tutti i Paesi, per un verso o per l’altro, si confrontano oggi con l’irrompere del fenomeno delle migrazioni nella vita sociale, economica, politica e religiosa, un fenomeno che sempre più va assumendo una configurazione permanente e strutturale. Tale fenomeno affonda le proprie radici pure nel nazionalismo esasperato, e in molti Paesi addirittura nell'odio o emarginazione sistematica o violenta delle popolazioni minoritarie o dei credenti di religioni non maggioritarie, nei conflitti civili, politici, etnici e perfino religiosi che insanguinano tutti i continenti. Essi alimentano flussi crescenti di rifugiati e di profughi, spesso in mescolanza con quelli migratori, coinvolgendo società nel cui interno etnie, popoli, lingue e culture diverse si incontrano, pure col rischio di contrapposizione e di scontro. Tutti siamo chiamati al dialogo, al rispetto della dignità della persona e a tentare la strada della “convivialità delle differenze”. Don Tonino Bello vedeva in questa la Pace, cioè la pienezza di vita, «L’altro, qualsiasi altro, è un volto da scoprire, da contemplare, da accarezzare! Perché la pace non è solo il silenzio delle armi, e non è neppure il semplice raggiungimento della giustizia… o la quiete lunare di tanti bunker allineati, al cui interno, sepolti vivi nelle agiatezze e nelle comodità, si aggirano uomini-larva incapaci di comunicare…! La Pace è comunione, la Pace è condivisione…! E’ condividere col fratello gioie e dolori, progetti e speranze! E’ portare gli uni i pesi degli altri, con la tenerezza del dono. E’ attesa irresistibile di incontri festivi. E’ ansia di sabati senza tramonto, da vivere insieme, sul cuore della terra. Magari, trafitti da un raggio di sole, come nei versi dei poeti. In attesa dell’ultima sera, che ci introduca nella domenica eterna, di cui la pace che sperimentiamo quaggiù è solo un pallidissimo segno.» (don Tonino Bello)
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