Non meno di quattromila fedeli hanno raggiunto il duomo di Gradisca d’Isonzo, trasformatosi nel Triduo in un santuario, ricco di un clima spirituale che molti hanno voluto comunicare ed esprimere durante gli incontri in chiesa, nelle confessioni e al momento del bacio della reliquia. Accolti da una gigantografia del nuovo santo Giovanni Paolo II all’inizio della via del duomo, con un centro storico in prossimità della chiesa imbandierato a festa e segnato da concerti di campane e dall’arte degli scampanotadors, in moltissimi si sono visti accostarsi al sacramento della riconciliazione, questo grazie alla disponibilità di diversi sacerdoti durante tutto l’arco delle tre giornate. Da tutta la regione sono accorsi fedeli, soprattutto subito dopo aver visto dalla TV regionale il servizio che annunciava la significativa presenza della Reliquia del Papa nella città isontina. Indubbiamente un fatto storico, grazie al dono prezioso fatto al parroco dal cardinale arcivescovo di Cracovia Stanislaw Dziwisz che nella solenne Messa serale, cantata con maestria dal coro “Virgo Melodiosa” di Latisanotta, il parroco ha voluto pubblicamente ringraziare. Le giornate scandite da tante celebrazioni eucaristiche cantate da diversi cori, dalle preghiere liturgiche, dall’adorazione Eucaristica, e da tanti spazi di silenzio e di riflessione personale, sono state segnate dalla presenza e dalla predicazione di don Valentino Salvoldi, incaricato della Santa Sede per la formazione del clero delle diocesi dipendenti dalla Congregazione vaticana di Propaganda fide. Con grande pathos di comunicatore qual è, don Salvoldi, ha attualizzato senza fare grandi panegirici dei due santi, soprattutto la bellezza e la grandezza dell’essere cristiani, incamminati, chiamati tutti sulla strada della santità. Portando forti esperienze vissute in missione, specialmente in Africa, dalla quale è stato espulso più volte e per ben due volte si è venuto a trovare davanti al plotone di esecuzione, il sacerdote ha fatto emergere la grandezza e la bellezza del dono della fede, dell’amore che il credente deve alla Chiesa, “Mater et Magistra” ha detto citando l’enciclica di Giovanni XXIII, ma anche missionaria, aperta al mondo secondo l’insegnamento e soprattutto la vita offerta da Giovanni Paolo II. Nella condivisione serale al di là della grande stanchezza per le giornate, è stata anche condivisa una grande gioia per aver toccato con mano come la santità attiri, come la testimonianza del pontefice San Giovanni Paolo II abbia lasciato un segno profondo nelle persone, forse fino ad ora custodito nel silenzio, anche per l’irrompere sulla scena del carismatico Papa Francesco, ma mai sopita nel popolo, e i giorni gradiscani ne sono stati una felice conferma.
La reliquia: un lembo insanguinato della fodera della veste bianca che Karol Woytila indossava il 13 maggio 1981, giorno dell'attentato di Ali Agca in piazza san Pietro. Quella integra invece, conservata segretamente dall'allora segretario personale Stanislao Dziwisz, è esposta in una parrocchia di Cracovia intitolata al santo pontefice.
La Messa dell’ammalato
Forse la più significativa celebrazione è stata la messa celebrata nel tardo pomeriggio e che ha visto al presenza davvero numerosa di anziani e ammalati trasportati grazie all’impegno impeccabile dell’Unitalsi, presente in gran numero col proprio gonfalone. Il mondo della sofferenza, particolarmente caro a Wojtyla, è stato nel mistero che questo stato comporta, dalla sua famosa lettera apostolica dove scriveva, citando il versetto dell’apostolo Paolo « Completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, in favore del suo corpo che è la Chiesa », che queste parole hanno quasi il valore di una definitiva scoperta, che viene accompagnata dalla gioia; per questo l'Apostolo scrive: « Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi ». E commentando la figura di Giobbe e richiamando la gioia di Tommaso che tocca le piaghe del Risorto, il predicatore ha infiammato i cuori, e offerto motivi di senso al soffrire, alla malattia, all’anzianità, veri tesori per la Chiesa.