Grande festa al santuario del Preval sabato 5 luglio nel ricordo dell'ordinazione sacerdotale di don Maurizio Qualizza.
Uno scampanio festoso ha riempito nel tardo pomeriggio e sera la vallata ai piedi del Collio goriziano in una giornata estiva ma mitigata dal dono di una brezza gradevole. La festa é stata però caratterizzata anche dal dono al santuario, che ricorda la visita apostolica del Papa santo, di una bellissima statua a misura naturale che finalmente caratterizza la peculiarità del luogo sacro.
Dono ancor più prezioso la presenza della Reliquia di Wojtyła che al termine della celebrazione immancabilmente tutti hanno avvicinato e venerato. Mons. Greco, amministratore parrocchiale, nel suo saluto iniziale ha elencato i motivi del ritrovarsi e augurato il proseguo del ministero al festeggiato che all'omelia ha voluto attenersi al commento dei testi liturgici dicendo tra l'altro come “Questo nostro tempo non è il tempo della disfatta, solo dei problemi, dei pochi preti”, ma è il kairòs di Dio, il tempo comunque della grazia e dell’opportunità che abbiamo di vivere il vero volto della Chiesa, quello della corresponsabilità”.
E ha proseguito:” Ecco oggi siamo venuti qui, al Preval, la chiesa più periferica della diocesi, credo, da un centro abitato, per dirci queste cose, per dirci che se ci facciamo piccoli, aprendoci al Vangelo, comprenderemo ancora il segreto del vivere che chi è pieno di tutto e di se stesso non capisce più.
Al termine la festa è proseguita con semplicità fino al tramonto nel vicino agriturismo del Preval offrendo l’occasione a persone provenienti da diversi luoghi della diocesi di conoscersi, di ritrovarsi e rinnovare così quelle relazioni che sono il fondamento dell’essere Chiesa.
Nella Santa Messa non sono mancati i ricordi ai due arcivescovi defunti che hanno caratterizzato la vita di don Maurizio, l'Arcivescovo Pietro Cocolin, del quale erano presenti al rito diversi parenti e l'arcivescovo Padre Bommarco del quale fu segretario.
Omelia di don Maurizio Qualizza al Santuario S. Maria Regina dei Popoli - Preval - Mossa
Questa mattina sono stato a San Pietro al Natisone per partecipare ad un interessante convegno sull’inculturazione della fede e le minoranze, ma ciò che mi ha colpito è stata una frase riportata nell’ambito della mattinata detta suo tempo da Padre Mario Vit, gesuita mancato lo scorso mese di dicembre. “Questo nostro tempo non è il tempo della disfatta, solo dei problemi, dei pochi preti”, ma è il kairòs di Dio, il tempo comunque della grazia e dell’opportunità che abbiamo di vivere il vero volto della Chiesa, quello della corresponsabilità”.
Certo con questo non vogliamo nasconderci i problemi che ci sono…ma ritrovare il senso della preghiera che abbiamo proclamato all’inizio di questa Messa:”O Dio, che nell’umiliazione del tuo Figlio hai risollevato l’umanità dalla sua caduta, donaci una rinnovata gioia pasquale, perché, liberi dall’oppressione della colpa, partecipiamo alla felicità eterna…”. Come dire che se tocchiamo con mano una specie di umiliazione per la perdita non di consenso della Chiesa e della religione, ma di un mondo di valori cristiani, è ancora più che il Signore non ci abbandona e continua ad usare misericordia a tutti noi.
Queste interpretazioni della storia, del nostro tempo presente sembra dirci il Vangelo di oggi, sono “nascoste ai sapienti e ai dotti” a chi crede di avere la verità in tasca, ma sono” rivelate ai piccoli”, perché il Padre così hai deciso nella sua benevolenza [...]
Forse il Signore vuole ripartire da quel resto d’Israele che ha iniziato l’epopea della storia dell’uomo con Dio, Papa Francesco ci direbbe che il buon Dio non vuol partire dalla stanza asettica e senza odori dei bottoni, dove sembra decidersi il futuro della storia, ma dalle periferie che sanno oltre che di pecore, del profumo del creato…
Ecco oggi siamo venuti qui, al Preval, la chiesa più periferica della diocesi, credo, da un centro abitato, per dirci queste cose, per dirci che se ci facciamo piccoli comprenderemo ancora il segreto del vivere che chi è pieno di tutto e di se stesso non capisce più…. Scrive un sacerdote friulano nel suo commento al Vangelo di oggi che “Sono i piccoli di cui è pieno il Vangelo: poveri, malati, vedove, bambini, i preferiti da Dio. Rappresentano l'uomo senza qualità che Dio accoglie nelle sue qualità.”
che cosa ci ha predicato nel suo lungo pontificato San Giovanni Paolo II se non questo, certo oggi ci colpisce per il suo carisma forse ancora più grande quando parla Papa Francesco. Ma è lo stesso annuncio di sempre, di quel Vangelo che abbiamo ascoltato.
E in Maria oggi contempliamo proprio questa piccolezza e nello stesso tempo grandezza, contempliamo la rivoluzione della tenerezza, Dio al fianco dei piccoli…la capacità di capire l’essenziale. Non avrà mica capito tutto quel giorno all’annunzio dell’Angelo? Molto avrà capito sotto la Croce, tutto nel giorno della Risurrezione…….
Così i piccoli, i peccatori, gli ultimi della fila, delle periferie del mondo hanno capito che in questa rivoluzione della tenerezza, anche del nostro Papa Francesco, sta il segreto di Dio.
E allora sentiamo nostro l’invito che Gesù ci ha rivolto: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Gesù viene e porta il ristoro della vita, mostra che è possibile vivere meglio, per tutti. Il Vangelo è il sogno di rendere più umana e più bella la vita. Facciamo tutti araldi e testimoni di questo perché ci dice ancora “Il mio giogo è dolce e il mio peso è leggero” Amen