L’allentamento e la semplificazione del cerimoniale e uno stile di convinta sobrietà sono stati il segno che ormai bisogna andare all’essenziale, alla concretezza delle cose. Questa si è svelata nei temi trattati da ambedue i personaggi. Il problema dell’immigrazione che trasuda ingiustizia, disumanità, ferocia, ma da parte nostra, italiana, accoglienza, umanità, sostegno verso questi disperati in fuga dall’Africa e dal Medio Oriente. Il problema della disoccupazione e della conseguente difficoltà e povertà per un numero sempre più crescente di famiglie. In particolare la mancanza di lavoro per i giovani che preclude il loro futuro e la loro dignità. «Le giovani generazioni, tramite il lavoro, abbiano la possibilità di progettare con serenità il loro futuro, affrancandosi dalla precarietà e dal rischio di cedere a ingannevoli e pericolose tentazioni», ha detto il Papa. Il problema dell’ambiente per «i numerosi disastri ambientali, «occorre acquisire piena consapevolezza degli effetti dei nostri comportamenti sul creato, che sono strettamente connessi al modo con cui l’uomo considera e tratta sé stesso», ha detto ancora Papa Francesco.
Una bella testimonianza di laicità da ambedue le parti, lontana anni luce da clericalismi e laicismi che si fanno sentire da tante parti della società e che non portano da nessuna parte.