E’ stata solo un’esperienza che però voleva incarnarsi un po’ di più, accettando la sfida o l’invito che i Vescovi del Triveneto, avevano manifestato nel loro documento
“Iniziazione cristiana: un invito alla speranza del 2002”. Con speranza , nonostante le
difficoltà ci siamo incamminati e abbiamo camminato, godendo tra l’altro del fatto che i bambini non solo sono stati insieme tre volte tanto quello che stavano normalmente nella vecchia prassi catechistica dell’appuntamento infrasettimanale, ma che hanno quasi nella totalità partecipato alla Santa Messa domenicale con la comunità.
Con queste parole il parroco don Maurizio ha iniziato l’omelia di una celebrazione indimenticabile, ricca di emozioni e di preghiera, segnata dal canto del coro giovanile di Santo Spirito, caratterizzata dai segni che i bambini hanno portato all’altare. Nel loro percorso biennale i fanciulli hanno vissuto insieme uscite, testimonianze di altre persone, hanno concretizzato anche in forma catechistica nel loro cammino tante realtà tra le quali la vendemmia, il fare il pane con l’abile guida e testimonianza di un fornaio, elementi questi dell’Eucaristia, hanno incontrato altre comunità.
Sul tema di questi itinerari alla fede, negli ultimi anni si è riflettuto abbastanza nella
Chiesa, quello che manca forse è il coraggio di sperimentare, fatto che richiede il darsi un po’ di più, il lasciarsi coinvolgere dai bambini, il non lasciarsi tentare da quelle riduzioni “da doposcuola”, come le ha chiamate ultimamente il cardinal Scola, che inevitabilmente termineranno con la Cresima. Anche questi sforzi, pur da perfezionare e da interiorizzare, si sente infatti la carenza di animatori ed educatori, possono però aiutare a passare pian piano da “un cristianesimo di convenzione ad un cristianesimo di convinzione”. Così non sono mai mancate nelle messe festive degli elementi, quali parole, gesti adatti ai fanciulli, ragazzi, al fine che si sentano accolti. Alla fine circa il 70 per cento dei bambini vivranno una continuità nelle due associazioni della parrocchia, l’A.C.R e l’AGESCI, ma non è questione di numeri, questo dice ancora la grande opportunità che il Signore lascia come responsabilità educativa ad una comunità che non può sedersi ma deve camminare.
G.F.