La profetica intuizione di papa Giovanni Paolo II volle che il Giubileo dell’anno 2000 fosse, per le Chiese locali, anche occasione di riscoperta di tanti esempi di santità " della porta accanto". Figure di uomini e donne la cui memoria, in molti casi, è andata, inevitabilmente, affievolendosi con il passare del tempo e con la scomparsa di quanti ebbero modo di conoscerli personalmente ma la portata delle cui opere rimane sempre viva. Togliere la polvere che si è adagiata in questi anni sul loro ricordo è un dovere ed un’occasione preziosa per le comunità cristiane per dare nuovo vigore a figure il cui insegnamento e la cui testimonianza ancora tanto possono donare, con un’attualità davvero sorprendente.
È quanto avvenuto in questi mesi per la comunità di Gradisca. L’occasione della riapertura del ricreatorio "Coassini", storico punto di riferimento per intere generazioni di abitanti della cittadina in riva all’Isonzo, ha offerto lo spunto per cercare di conoscere meglio la figura del concittadino don Giovanni Battisti Coassini, figlio di quella famiglia che ha voluto generosamente donare la struttura alla comunità affinchè fosse centro di apostolato specie per i più giovani. Alunno del collegio Germanico a Roma, don Giovanni Battista, morì giovanissimo prematuramente nel 1912 e venne sepolto nel cimitero teutonico, a pochi passi dalla basilica di San Pietro; nella sua pur breve esistenza seppe testimoniare in modo davvero unico e totale il proprio ministero sacerdotale, facendosi prossimo a tante situazioni di degrado della capitale ed impegnandosi, in particolare, nel catechismo a favore dei bambini delle borgate più povere.
La "riscoperta" della sua vita ("santa" ebbe a definirla esplicitamente papa san Pio X) rappresenta davvero un dono prezioso non solo per l’intera comunità gradiscana ma anche per quella diocesana.