Chi è lo straniero? E’ colui che arriva da altri paesi con i barconi, chissà come…solitamente ha la pelle scura, una cosa è sicura: è povero! Infatti non consideriamo stranieri i tedeschi che frequentano la nostra località balneare di Grado o gli americani che sono la ricchezza economica di Aviano,quelli ci portano soldi. Dobbiamo cambiare mentalità, straniero è colui che ci ricorda che l’uomo è in cammino, la vita dell’uomo è un cammino e per noi cristiani questo è costitutivo del nostro essere.
Incontro interessante e ricco di spunti di riflessione quello tenuto venerdì sera in Oratorio Coassini a Gradisca d’Isonzo sul tema “Ascolto e accoglienza : sfida e dono”. Paolo Zenarolla, vice direttore della Caritas diocesana di Udine, ha ripercorso in un excursus rapido ma non senza le giuste sottolineature la storia della salvezza, evidenziando come da sempre, l’uomo è chiamato da Dio a “muoversi”, a non pietrificarsi, a “uscire” e ad “andare” come ha fatto Abramo, che ha così sperimentato la precarietà, la necessità di affidarsi, la posizione di straniero in terre diffidenti ed ostili. Da quello che soffre nel suo camminare da esule senza discendenza e senza terra, Abramo impara l’accoglienza , la disponibilità all’altro, la sollecitudine per chi incontra nel suo andare . Da Abramo, a Mosè a Gesù, perennemente in movimento per le strade della Palestina , il cristiano è chiamato ad apprendere l’arte dell’andare , del sentirsi straniero, dell’affidarsi non solo alle sue forze , ma a chi può dare alle sue forze il giusto significato e fine ; ricorda che anche tu sei stato straniero …. Così non faticherai a stare dalla parte del più povero, del più debole , del più solo. E’ stato bellissimo sentir parlare non tanto di fare, ma di essere, perché per poter fare è necessario “ essere” e per “essere”, abbiamo bisogno di attingere all’Essere, l’unico che può dare il senso giusto e vero alle nostre azioni. Paolo ha citato suor Teresa di Calcutta e San Francesco, quale testimonianza di come il rapporto con Dio , attraverso l’affidarsi, il pregare, il contemplare, diventi scelta di vita ed operosità.
La Carità è stata vista pure nelle sue varie sfaccettature, nell’accezione più vera del termine che è Amore: un amore che crea relazioni , che trascende l’umano e che è più forte persino della morte. Molti gli interventi e sempre puntuali le chiarificazioni di Paolo, al quale va il nostro grazie per averci lanciato quel sano “tormento” della mente che ci può svegliare dal “torpore agitato” delle nostre giornate e del nostro tempo, per portarci in un tempo – ora è quello della Quaresima - dello spirito e dell’anima . Chissà se questo periodo di riflessione e di tensione verso la Pasqua saremo capaci , noi che ci professiamo cristiani, di rivisitare le nostre “radici” e di riscoprire nei meandri della nostra mente e del nostro cuore , quel pezzetto di cielo che i nostri primissimi progenitori Adamo ed Eva hanno portato sicuramente con loro nell’esilio terreno per poter vivere , operare, soffrire e quant’altro, sapendo che chi li aveva creati non li avrebbe abbandonati e sarebbe stato con loro sempre per tenere desta nelle generazioni la nostalgia di Lui e il desiderio di tornare a Lui anche nel sacramento della Riconciliazione? Nel corso della serata abbiamo conosciuto anche gli operatori della Caritas di Romans d’Isonzo, sarebbe stato bello incontrare anche gli altri della Zona pastorale.
Alfreda e Maria Grazia