Parlare oggi di Croce e della Croce come Sacramento di Salvezza, può suonare anacronistico e suscitare disagio se non, addirittura, malcelata ironia. Eppure, recuperare il valore e il senso della Croce, proprio oggi, in una società che pare non sperare più in niente e in nessuno, può aprire quello spaccato di novità e di speranza che, per quanto ci si guardi intorno, non arriva da alcuna parte.
Non a caso la Chiesa, nella IV domenica di Quaresima, offre all’ascolto il Vangelo di Giovanni (cap.3,14-21) per dare alla Comunità cristiana un input capace di farla camminare più spedita verso la Pasqua con un cuore non ripiegato su se stesso, ma dilatato nell’attesa e nella gioia.
I fortunati che hanno risposto all’invito della consueta “Lectio Divina” che ogni giovedì sera si tiene a Gradisca in Oratorio Coassini, hanno potuto sperimentare, in anticipo, questa gioia “scrutando” ed approfondendo la Parola che ha destato nell’assemblea echi profondi e condivisi.
A Paolo Lorenzon, che ha saputo catturare l’attenzione dei presenti, un sentito “bravo” e un grazie, più che sottolineato, perché con il suo stile semplice, disincantato, qualche volta ironico, ha suscitato riflessione, stupore e interrogativi che si sono trasformati in domande concrete che esigevano risposte profonde. L’affermazione di Paolo “La Croce non è dolore, ma è AMORE” ci ha richiamati ad una realtà non facile da capire e, ancor meno, da accettare, perché per farlo, occorre passare dalla nostra mentalità consolidata, a quella fantasiosa di Dio.
L’amore di Dio, infatti, non dipende dalla nostra bravura, né tanto meno dal numero delle nostre presenze ai vari riti (che pur hanno una loro funzione pedagogica), ma richiede solo un atto di fede. Tutti possono credere nell’amore che salva, tutti possono prendere atto delle proprie “schifezze” senza rimanere schiacciati, tutti possono gioire del fatto che ogni “strappo” procurato alla relazione con Dio, non solo può essere da Lui “ricucito” ma ricreato a nuovo!
Dio sa che il male è più forte dell’uomo, un’oppressione a cui non può sfuggire e manda Gesù che, morendo sulla Croce, e risorgendo, proclama che l’amore è più forte del male. “Io ho vinto il mondo”….E l’ha vinto così, con le braccia aperte su un legno, gridando a tutti che l’amore del Padre non conosce ostacolo alcuno, è infinito, gratuito, eterno.
Dio non chiede la vita degli uomini, altra sottolineatura di Paolo Lorenzon, ma perde la vita per loro, anzi mette la propria vita nelle loro mani, si fida di loro totalmente, senza sottoporli a test attitudinali. Questo criterio di Dio è sconvolgente, e, per accoglierlo, occorre un grosso cambiamento di mentalità, occorre, nel gergo comune, CONVERTIRSI.
E’ come decidersi di dare a Dio il permesso di togliere dal nostro sepolcro la pietra tombale che lo tiene nel buio più fitto, per inondarlo di luce e di vita nuova. Solo così potremo regalare al mondo, sulla scia del Risorto, amore, gioia di vivere, speranza, potremo affascinare questa generazione che, fra politica, tecnologia, disastri naturali e procurati, continua a mendicare solo amore, potremo volare con Dio in un mondo in cui, recuperati i giusti rapporti, si può realizzare il sogno del Creatore che, da libero Pensatore qual è, vuole per ogni uomo una vita bella, ricca, realizzata e…. senza fine!
Un sentito e doveroso ringraziamento anche agli altri fratelli che il parroco ha chiamato e che ci hanno in bellezza accompagnato in tappe ricche e preziose, al diacono Carlo Conti, a don Dario Franco, a don Carlo Bolcina, a don Nicola Ban, a tutti Buona Pasqua.
Alfreda Molli