Una riflessione del parroco di Poggio Renatico don Simone che credo faccia bene a tutti!
don Maurizio
«Accumulate tesori nel cielo!»
«Non accumulate tesori sulla terra, dove la tignola li mangia, la ruggine li polverizza, i ladri li rapiscono»; dice più o meno così il nostro Unico Maestro in uno dei tanti frammenti di saggezza che il Vangelo ci offre.
Ci sono momenti in cui ci crogioliamo nell’illusione di aver trovato su questa terra dei forzieri impenetrabili e una banca che garantisce il capitale, e così il Vangelo risuona a vuoto nelle nostre orecchie.
Sono momenti pericolosi, dai quali il Signore provvidenzialmente decide di salvarci, perché non abbiamo a perderci nella vanità.
Forse è per questo che Dio ha inventato i terremoti.
Indubbiamente il Signore ha usato una terapia piuttosto pesante per curare la nostra superficialità, ma chissà che non ci avesse già provato prima, in molte occasioni e molti modi, senza che noi ci accorgessimo dei suoi richiami.
A pensarci bene quello di un mese fa è stato un terremoto che ha prodotto effetti molto particolari, perlomeno a quanto ho potuto considerare.
Le vittime sono state davvero poche a fronte di un sisma di questa entità: credo che un fine settimana sulle strade uccida -ahimè- molte più persone. Invece sono state colpite le case, che dicono essere “l’investimento” preferito in Italia, ma che soprattutto sono il rifugio in cui ritirarsi chiudendo fuori lo stress della vita sociale, sono il simbolo della tranquillità e dell’intimità, il luogo dell’appagamento. Ci riconosciamo molto poeticamente “pellegrini sulla terra”, ma di fatto siamo molto stanziali. Qualcuno parafrasando la “Salve Regina” ironizzava su come in questa valle di lacrime si pianga poi volentieri.
Edifici ancora più colpiti sembrano essere stati i capannoni industriali, forse segno di poca perizia e molta economia costruttiva, ma anche il luogo della monetizzazione della vita umana: è una grande conquista della nostra società il fatto che tutto sia valutato e prezzato, compresi il volontariato e l’elemosina.
La classifica dei luoghi che il terremoto ha reso inservibili la vincono però le chiese e i loro annessi: una vittoria schiacciante con distacco molte lunghezze.
Forse che sacrificando le sue case, ancora una volta il Signore abbia voluto dimostrare di essere Lui a volere pagare il prezzo più alto come venti secoli fa sulla Croce?
O forse piuttosto per dirci che è una contraddizione che sia stabile sulla terra la rappresentazione visiva di quella comunità che nel suo itinerario non può permettersi di possedere bastone o mantello o due tuniche o sandali o monete nella cintura?
O forse che si sia reso conto, il Signore, che in fondo tanto si trattava di edifici sottoutilizzati, e quindi meglio sostituirli con altre strutture abitative o produttive o –perché no- di rilevanza sociale e assistenziale?
O magari anche per farci verificare di persona quanto sia poco adeguata alle esigenze di chi vive e vuole vivere, lo strumento burocratico che tutelando ciò che è compromesso frena l’avvento del nuovo che serve adesso.
Sicuramente un insegnamento è stato recepito da tutti: i tesori su questa terra non possono dare sufficienti garanzie.
Chissà che questa non sia la volta buona in cui ci decidiamo a tenere ben presenti nella memoria le parole del saggio Gesù di Nazaret –anche per evitare che prima o poi se no gli tocchi ricordarcelo ancora-:
«Accumulate tesori nel cielo!»